mercoledì 14 dicembre 2011

UN'IDEA NELL'ALVEO DEL FEDERALISMO

Mentre le regioni del Nord Italia pressano per arrivare presto al Federalismo, il  Sud (Sicilia in testa) non  si prepara ad affrontare il tema “federalismo” con studi e dibattiti sia in sede strettamente politica che culturale.
Esporrò nel più breve modo possibile un’idea che da alcuni giorni vado sottoponendo ad amici per averne un parere e  delle critiche che mi aiutino a metterla bene a fuoco e nello stesso tempo mi consentano di valutare l’opportunità di “trapiantarla” nelle opportune sedi.
Quest’incontro mi offre la possibilità di sottoporvela e ringrazio quanti vorranno criticarla e giudicarla .
L’idea parte da alcune constatazioni che in questi giorni sono sotto gli occhi di tutti:
1.   La globalizzazione è una realtà che da alcuni decenni si va sempre più sviluppando e tutti vanno prendendo consapevolezza che si tratta di un fenomeno inarrestabile.
2.   La disoccupazione giovanile in Sicilia (circa il 44%) tocca ormai mete prossime ad una rivoluzione (nella vicina Tunisia è già in atto).
3.   La vicenda FIAT è drammaticamente dinanzi all’opinione pubblica nazionale e la divide tra i sostenitori delle due parti.
4.   La Sicilia gravata sia dalla sua posizione periferica rispetto all’Europa, sia dall’endemico fenomeno sociale della criminalità organizzata (mafia), non presenta alcuna attrattiva per i capitali da investire e provenienti da qualsiasi area industriale.
5.   Siamo nel pieno di una crisi economico-finanziaria che sta cambiando sia lo stile di vita dei singoli che la graduatoria delle potenze mondiali.
6.   Sul piano culturale in vari campi (in modo particolare potrei citare la Chiesa, i sindacati, la scuola a tutti i livelli) si stenta a capire che la globalizzazione col conseguente mutamento del quadro economico importa necessariamente un cambiamento delle regole e dei traguardi faticosamente raggiunti negli anni passati.
7.    Durante la 46° Settimana Sociale dei Cattolici questi temi sono stati trattati anche se non si è potuto approfondirli. Ai giovani disoccupati del Sud venne solo prospettata la mobilità sociale che ho subito contestato in un breve intervento di tre minuti.
Ciò premesso,  ritengo necessario darsi nuove regole che abbiano una indispensabile caratteristica: la flessibità sia rispetto ai contenuti che ai settori ed alle aree geografiche.
Già su quanto appena detto, il discorso potrebbe essere molto lungo e meriterebbe di essere affrontato ed approfondito.
Mi soffermo solo sulle norme che regolano i contratti di lavoro.  I protagonisti di tali contratti sono: per i lavoratori i Sindacati, per i datori di lavoro la Confindustria.   I tipi di contratti sono due: contratti nazionali e contratti aziendali.
Sono del parere che oggi ci si presenta una occasione storica: il Federalismo di cui ancora debbono essere scritti e concordati i contenuti.
Credo che occorre inserire nella legge sul Federalismo la possibilità di avere contratti regionali.  Da valutare se è proprio necessario che rimangano (se pur modificati) i contratti nazionali.
Tale cambiamento non ha connotazioni di parte politica (destra/sinistra) e nemmeno di area geografica (Nord/Sud).  Si tratta di dare flessibilità ad una regola che  proprio per la sua rigidità condanna i siciliani ad emigrare al Nord là dove si potrebbe  mettere a carico dei lavoratori parte dei rischi e dei pesi che il capitale corre quando viene investito in Sicilia. Credo che i giovani siciliani sarebbero ben lieti di avere contratti di lavoro ritagliati sul loro ambiente, nelle vicinanze delle loro famiglie e di ricevere un salario del 10/15 % inferiore a quello che, a prezzo di grandi sacrifici, viene loro offerto al Nord.
 Il sistema “paese” ci guadagnerebbe certamente. Sarebbe anche un modo nuovo per fare incontrare, sul territorio siciliano, il lavoro con il capitale.
Sindacati e Confindustria regionali rappresenterebbero sempre i lavoratori ed i datori di lavoro, ma l’appartenenza alla stessa regione aumenterebbe la reciproca comprensione.
Altro vantaggio deriverebbe dalla possibilità data alle varie regioni che in assoluta correttezza potrebbero competere in efficienza ed economicità.
La necessità di assumere consapevolezza della ineluttabilità della globalizzazione ci porterà sicuramente a scoprire vie nuove da percorrere a cominciare da quelle che interessano solo i singoli a quelle che si estendono a tutta società.
 Se i singoli perseguono la legalità, l’onestà ed un modo civile di vivere, avremo come risultante una cultura nuova ed una società: civile, libera dalla mafia ed in definitiva più felice.
Quanto ho sinteticamente detto vuole essere  un contributo a marciare nella giusta direzione.
Si racconta di un antico contadino siculo-arabo che volendo insegnare al figlio come tracciare  solchi paralleli e dritti,  gli suggeriva di arare sempre nella direzione della stessa stella.
 Dei resto il compito di tutte le utopie è proprio quello di indicare una giusta direzione
Campofranco 13 gennaio 2011                            Stefano Diprima                                                                                        

1 commento:

  1. Ottimo!Informazioni interessanti su una figura molto nota a Caltanissetta per cultura, specie nel settore minerario.
    Ricordo che Al Sebastiano Mottura (Istituto Minerario) ha studiato anche il nipote del Negus. Un libro di Andrea Camilleri ne parla.
    in una recensione al proposito si legge:
    “In questo romanzo prendo spunto da un fatto realmente accaduto. Negli anni Trenta a Caltanissetta, prima della guerra d’Etiopia, venne a studiare nella scuola mineraria il nipote del Negus, ovviamente spesato dalla sua Corte. Si trattava di un principe di sangue reale, un personaggio interessante, originale. Si discuteva dei confini con la Somalia e prese in giro tutti”.
    Insomma, con questa mia nota intento associarmi al ricordo di una figura, non sconosciuta per Caltanissetta, ma non, forse, pienamente celebrata.

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