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martedì 17 aprile 2012

Associazione Fabbricerie Italiane


Volume edito nel marzo 2012 dall'Associazione Fabbricerie d'Italia.

NUOVA LUCE
SUI MOSAICI DI MONREALE
È la prima pubblicazione che, nello scorso marzo 2012,  ha curato l’Associazione Fabbricerie Italiane costituita nel giugno del 2005 per dare a tutte le fabbricerie d’Italia (dal Duomo di Milano alla Procuratoria di San Marco a Venezia, dal Duomo di Siena a quello di Monreale, dall’Opera di Santa Maria del Fiore a Firenze alla Cattedrale di Parma ed a tutte le altre) un unico punto di riferimento in campo gestionale (schemi di contratti per i dipendenti, restauri, ecc.).
Su invito dell’Associazione, l’arcivescovo di Monreale Mons. Salvatore Di Cristina è stato invitato a scrivere la prefazione alla pubblicazione che qui di seguito viene trascritta.
PREFAZIONE
È stato più volte osservato, anche da voci autorevoli, che i mosaici del Duomo di Monreale, considerato proprio grazie ad essi monumento unico al mondo, furono pensati e di fatto sono stati vissuti lungo gli otto secoli della loro esistenza, nella diffusa consapevolezza che essi dovessero brillare, per così dire, di luce propria. Più esattamente, consentendo che a renderli visibili agli occhi dei fedeli fosse soltanto la luce naturale proveniente dalle finestre del sacro edificio e quella artificiale dei suoi lampadari pensili.
Solo dopo decenni dall’avvento dell’illuminazione elettrica, con il mutare sia del numero che della qualità dei loro fruitori – non più i soli fedeli monrealesi e pochi eccezionali visitatori ben selezionati e spesso illustri, ma bensì un pubblico sempre più largamente in crescita numerica e sempre meno selezionato, fino a quello attuale prodotto dal così detto turismo di massa, questa particolarissima modalità di fruizione dei mosaici del Duomo di Monreale è andata affievolendosi fino alla dimenticanza.
Al suo posto si è fatta sempre più strada, di anno in anno più insistente, la richiesta (perfino la pretesa) che fosse indispensabile metterli meglio in evidenza, i mosaici, anche indirizzando su di essi direttamente fasci più o meno consistenti della nuova luce artificiale. Ed è così che, a partire da un certo anno ormai remoto e fino all’inizio della messa in opera del nuovo impianto, la visita dei visitatori – in gruppi sempre più folti e sempre più frettolosi – ha potuto essere gratificata dalla felice opportunità di catturare i mosaici e di ammirarne quanto più possibile, tra un’accensione e l’altra di potenti proiettori elettrici, almeno la visione d’insieme.
Il nuovo impianto d’illuminazione, inaugurato la sera del 23 giugno 2011, ha messo fine a questa modalità per troppi versi impropria (e tecnicamente improvvida) di fruizione. Preceduto da un attento studio, condotto sulle caratteristiche di luminosità naturale del luogo e sulle possibilità offerte dalle più aggiornate tecniche di illuminazione – uno studio effettuato in due anni dagli ingegneri Stefano Diprima, Elia Musca e Luigi Pirino, con la consulenza tecnica del prof. Vincenzo Cataliotti dell’Università di Palermo -, si è potuto pervenire alla messa in opera di un impianto di illuminazione dei mosaici del Duomo di Monreale che ha quasi del miracoloso. Le caratteristiche dei corpi luminosi impiegati, tutte assolutamente rispettose delle norme a salvaguardia sia dell’incolumità delle persone che dei manufatti artistici, e la loro sapiente distribuzione e collocazione, hanno fatto sì che la luce diffusa sull’intero estesissimo parato musivo, oltre a non offendere più la delicatezza cromatica dei mosaici e la vista dei visitatori più esigenti, restituisse ai mosaici la loro antica suggestione creativa, tornando cioè a trasmettere l’impressione estatica che siano essi stessi ad emanare luce.
Questo miracolo di ingegno e tecnica ha avuto bisogno di tempi e costi tutto sommato contenuti. La relativa brevità dei tempi necessari per la messa in opera dell’impianto da parte della locale Ditta Armetta, avviata subito dopo il nullaosta della Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali, si evince dai poco meno dei cinque mesi di fatto occorsi. La contenutezza, ancora più notevole, del costo dell’operazione rimasto a carico della Fabbriceria del Duomo e della Conferenza Episcopale Italiana, è detta dal suo ammontare a soli centoventimila euro.
Quest’ultimo dato in particolare si spiega con la sorta di gara della generosità che il Duomo stesso, da autentico patrimonio dell’umanità, ha saputo suscitare tra persone ed enti che qui è nuovamente doveroso ricordare.
Si ringraziano in questo senso i Tecnici sopra nominati, che hanno offerto gratuitamente la loro prestazione professionale; la Royal Philips Electronics, che ha fornito, anch’essa gratuitamente, i corpi illuminanti (oltre 200 unità) destinati all’illuminazione dei mosaici, dei soffitti e dell’aula liturgica; la Sonepar Italia, che ha contribuito con ventimila euro per l’acquisto di altro materiale elettrico.
Ma naturalmente, al di sopra di ogni benemerenza umana, da riconoscere giustamente e degnamente; al di sopra dell’effetto stesso, per quanto altamente lodevole, della gara prima segnalata tra persone ricche di ingegno e di generosità, ossia al di sopra ma anche nell’occasione felice del dono di questo nuovo impianto di illuminazione, la nostra gratitudine e lode di credenti va a Colui che alla luce stessa ha dato esistenza all’origine del cosmo. A Colui, anzi, che, proprio dalla maestosa icona del Pantocratore della monrealese basilica d’oro, continua ad annunziare al mondo e ai secoli:
«Io sono la luce del mondo: chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Vangelo di Giovanni 8,12).
                                                                                 
                                                                            _  Mons. Salvatore Di Cristina
                                                                                 Arcivescovo di Monreale

sabato 27 agosto 2011

Presentazione dell'impianto di illuminazione del Duomo di Monreale



La nuova illuminazione del duomo di Monreale

Vincenzo Cataliotti [1]- Stefano Diprima ** - Elia Musca *** - Luigi Pirino ****

Premessa
Mons. Cataldo Naro
Arcivescovo di Monreale 


    Il duomo di Monreale, opera d’ingegno e di fede, edificato per volere di Guglielmo II d’Altavilla probabilmente fra il 1174 e il 1185 rappresenta forse il momento più alto raggiunto dall’architettura medioevale.
In esso convivono, in unicità armoniosa, elementi stilistici eterogenei: bizantini, islamici e normanni.
    L’estrema coerenza del complesso, fra architettura ed iconografia, fa pensare ad un’unica fase di ideazione e realizzazione del monumento, anche in considerazione del ritmo assai veloce dei lavori, per l’epoca, che portò al compimento dell’opera.
    Il tempio, con pianta a croce latina, presenta tre navate, un transetto lievemente sporgente (atipico per le costruzioni normanne) e un presbiterio triabsidato.
    Il corpo basilicale, diviso da artistiche colonne di spolio - con capitelli di origine classica - che reggono gli archi a sesto acuto di tipo arabo, è lungo circa 80 m; mentre nel complesso il duomo misura, in pianta, 92x40 m, con un’altezza massima, sulla solea, di circa 31 m.
    I soffitti lignei, le cui decorazioni si intonano con le pareti musive, sono del tipo a travature scoperte nella navata centrale e in quelle laterali, mentre sono a stalattiti, di tipo arabo, nella crociera (questi rifatti dopo che un incendio sviluppatosi nel 1811 aveva distrutto i tetti del presbiterio e i due laterali della crociera).
    Le pareti interne del duomo sono, nella parte superiore, interamente rivestite da mosaici a fondo oro per una superficie che supera i 6.000 m2.
    I mosaici, la cui esecuzione fu sicuramente affidata ad artisti di provenienza sia locale, che bizantina e islamica, rappresentano episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento, e culminano nel catino absidale centrale con la splendida figura del Pantocratore, focalizzato dalla successione degli archi trionfali, proporzionato in uno straordinario effetto stereoscopico.
    A occidente il portico d’ingresso principale, con la porta del Paradiso, è serrato da due torri normanne a delimitare parte dell’esonartece oggi non più esistente; la porta, risalente al 1186 ed opera di Bonanno Pisano, è realizzata con formelle bronzee raffiguranti scene bibliche, che richiamano quelle musive interne.
    Un secondo ingresso al duomo, posto a tramontana, avviene da una porta in bronzo, scolpita nel 1179 da Barisano da Trani, in cui vengono rappresentate figure di santi ed evangelisti.
    Ma al di là dell’enorme valore artistico e architettonico del monumento, vale lo straordinario effetto dei mosaici sul credente. Il fedele guarda il Cristo Pantocratore, guarda il celebrante e il popolo che partecipa; ma prima ancora si sente guardato dalle figure dei mosaici che gli sembrano scendere dalle pareti e partecipare all’azione liturgica[1].
    Ed è questa sensazione per la quale si percepisce il duomo come costruito più con la luce che con la pietra, insieme allo straordinario effetto di riflessione dei mosaici in oro, che fa davvero unico questo tempio della Cristianità.

Il progetto illuminotecnico
    Il duomo di Monreale è stato costruito per essere fruito alla luce naturale, integrata da ceri sostenuti da candelabri e, probabilmente, da apparecchi sospesi ottenuti dalla riunione in gruppi di lucerne a olio [2].
    Possiamo solo immaginare l’emozione che tale illuminazione doveva suscitare sul visitatore: dalla presenza di ombre creatrici proprie della luce naturale, alla variazione del colore dei mosaici a fondo oro colpite dalla luce naturale o da quelle delle candele.
    Effetti evocati consapevolmente, se si considera che lo stesso luogo di fondazione della basilica monrealese non risulta casuale, ma legato all’andamento della luce solare.
   La luce solare fu interpretata, a suo tempo, come un codice di decifrazione del divino, definito nel suo complesso come ierofania, cioè manifestazione del sacro.
   Il duomo di Monreale è infatti allineato astronomicamente, all’alba del solstizio estivo e al tramonto del solstizio invernale, con la cattedrale di Palermo e con la chiesa di S. Giovanni degli Eremiti, che costituiscono le due architetture fondamentali del tessuto chiesastico della Palermo normanna [3].
   Malgrado queste suggestive considerazioni, è comunque necessario disporre all’interno del duomo di una corretta illuminazione artificiale al fine di:
- soddisfare le esigenze legate alle diverse celebrazioni liturgiche;
- consentire l’uso del duomo anche in ore serali;
- valorizzare le visite museali.
   Evidentemente l’illuminazione artificiale doveva essere “altra” rispetto alla illuminazione naturale, doveva cioè plasmare all’interno del duomo una nuova dimensione della luce, un diverso modo di modellare gli spazi, creando nuove suggestioni e modi di percezione e fruizione del monumento.
   Lo studio dell’illuminazione artificiale del duomo non poteva intanto prescindere dalla presenza di vincoli oggettivi e dalle necessità esplicitate dalla committenza; i principali dei quali sono stati:
- l’assoluta necessità di rispettare il monumento, che per la sua unicità storico-architettonica e artistica riveste un ruolo di riferimento per l’intero panorama culturale internazionale, sia nei paramenti esterni che interni, non prevedendo innesti impiantistici invasivi;
- la necessità di ridurre, per quanto possibile, l’impatto visivo dei corpi illuminanti e limitare nel contempo fastidiosi fenomeni di abbagliamento;
- la polifunzionalità del monumento: il duomo viene fruito oltre che per le celebrazioni liturgiche, anche per finalità culturali e scientifiche; attività tutte soggette a normativa generale e specifica di settore;
- necessità di vincolare, per il principio di precauzione, le prestazioni dell’impianto di illuminazione a quanto previsto dalla norma UNI 10829, sul possibile degrado dei paramenti musivi;
- la limitazione alla realizzazione dell’impianto di illuminazione dell’interno del Duomo, non comprendendo, in questa prima fase per motivi economici, le Cappelle, il Tesoro, i servizi generali, le scale ed i percorsi visite alle terrazze, l’illuminazione esterna.
   Le specifiche che la committenza ha inteso esplicitare riguardano sostanzialmente:
- la valorizzazione del patrimonio esistente all’interno del Duomo (principalmente i mosaici) attraverso una più corretta illuminazione, migliorando altresì le condizioni di sicurezza generali dell’impianto elettrico e rispettandone nel contempo la funzione cultuale;
- la possibilità di modulare l’illuminazione in relazione all’uso del monumento e alle diverse celebrazioni liturgiche;
- la necessità di creare un’illuminazione d’accento per l’abside centrale del Pantocratore e per quelle laterali dei Santi Pietro e Paolo;
- la necessità di consentire l’uso adeguato del Duomo anche in ore serali;
- l’illuminazione adeguata dell’area destinata ai fedeli per consentire il compito visivo relativo alla  lettura di testi;
- la necessità di consentire una lettura complessiva del ciclo musivo, anche per scopi scientifici e di   ricerca;
- la necessità di consentire un uso specifico e indipendente delle navate laterali;
- la necessità che il sistema di gestione dei diversi scenari sia affidabile, semplice e che risulti comunque possibile, in caso di avaria del sistema stesso, un controllo manuale sui singoli circuiti in cui risulta suddiviso l’impianto d’illuminazione.
   Nell’esame di tali problemi si è avuta la collaborazione di liturgisti, di uno storico dell’arte, la consulenza ed il continuo supporto della Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Palermo.
   A questo punto si ritiene doveroso ricordare la generosa sponsorizzazione della Philips Lighting Italiana che ha donato tutti proiettori necessari e data tutta la sua disponibilità tecnica per la ricerca della tipologia di proiettore da adottare, essendosi fin dall’inizio orientati sulla scelta di un solo tipo di proiettore in modo da semplificare al massimo le opere di manutenzione e ricambio.


[1] Prof. Ing. Vincenzo Cataliotti – DIEET Università di Palermo.
** Dott. Ing. Stefano Diprima – Libero professionista e membro della Fabbriceria del Duomo di Monreale.
*** Dott. Ing. Elia Musca – Libero professionista.
**** Dott. Ing. Luigi Pirino – Libero professionista.
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Fig. 1 - Proiettore Philips
Soprano MCN690
   La scelta è caduta sul proiettore Philips Soprano MCN690, fornito ove occorre di accessori per effettuare il controllo dei fasci luminosi, vedi Fig. 1.
   In dipendenza del fatto che gran parte delle superfici da illuminare sono a fondo oro, come sorgente si è scelta una lampada a ioduri metallici compatta la CDM-T Master Colour da 70 e 150W con temperatura di colore T di 3000 K e indice di resa cromatica Ra da 81 a 85.
   L’impiego di queste sorgenti luminose risulta vantaggioso per tutta una serie di elementi:
- riducono l’emissione di onde elettromagnetiche ultraviolette;
- hanno una vita media al 50% di 12.000 ore;
- hanno una elevata efficienza luminosa pari a 93-95 lm/W, che consente di ridurre sensibilmente i costi di esercizio.
   I proiettori  orientabili sono dotati di unità elettrica integrata e riflettori in alluminio focalizzabili da 6°a 60°, di frontali protettivi in vetro temperato  per la salvaguardia dalla polvere e per la sicurezza.
   In considerazione delle particolarità architettoniche presentate dal Duomo: assenza di cornici aggettanti nella navata centrale ed in quelle laterali, peculiare posizione di alcune finestre del transetto nei riguardi degli archi trionfali, e di una preesistente situazione impiantistica, le fasi illuminotecnica ed impiantistica sono state fortemente correlate tra loro.
   Non era possibile infatti un corretto studio della luce che prescindesse dall’effettiva possibilità di posa dei proiettori, o peggio limitasse le prestazioni dell’impianto alle più convenienti, da un punto di vista impiantistico, condizioni di posa dei proiettori stessi.
   Quindi la fase iniziale di indagine, e come si vedrà non solo questa, è stata caratterizzata dalla ricerca della migliore integrazione delle esigenze illuminotecniche con quelle impiantistiche.
   L’iter progettuale è stato pertanto caratterizzato da questa continua correlazione tra aspetto illuminotecnico e impiantistico; in modo difforme da quello che, purtroppo, è prassi diffusa e cioè di separare lo studio della luce da quello dell’impianto elettrico, condizione destinata spesso a creare, in determinati contesti, criticità nelle fasi di progettazione e realizzazione[4].
   In una prima fase  si è proceduto a simulazioni a mezzo di software specialistico che hanno suscitato  perplessità  e suggerito, considerate le particolari difficoltà che si presentano nell’illuminazione dei mosaici, la necessità di un approfondimento sperimentale *****.
   L’illuminazione dei mosaici a pasta vitrea o dorate è infatti complicata dal fatto che questi non costituiscono superfici sostanzialmente diffondenti o tantomeno lambertiane.  La tecnica costruttiva musiva, definita gemstones faceting e che dà all’opera quella particolare brillantezza con un effetto di movimento della luce, prevede la disposizione delle tessere secondo un orientamento variabile per cui ognuna di esse riflette la propria componente speculare in direzione diversa[5].
   I risultati di una prima prova sperimentale condotta in una zona del Duomo, limitata ma significativa per le particolarità cromatiche e di posa delle tessere dei mosaici, hanno  infatti evidenziato da una parte i limiti del modello impiegato per la simulazione, e peraltro, in considerazione delle singolari condizioni di riflessione dei mosaici difficilmente simulabili, consigliato per la fase esecutiva del progetto un approccio di tipo solo sperimentale.
   Per pervenire alla configurazione definitiva del sistema di illuminazione del pavimento della navata centrale, del presbiterio, dei soffitti della navata centrale e delle navate laterali, dei mosaici è stato necessario condurre una lunga serie di prove sperimentali di complessità e impegno crescenti che hanno comportato una dilatazione dei tempi di esecuzione, anche per le notevoli difficoltà di accedere alle soglie interne delle finestre e per altre particolarità architettoniche del Duomo.
   Irisultati delle prove sperimentali, qualitative e quantitative sui livelli di illuminamento, hanno consentito la messa a punto dei parametri illuminotecnici specifici relativi ai mosaici  ai fini della verifica prestazionale  complessiva e finale del sistema di illuminazione.
   Nella fase di realizzazione dell’impianto è stato necessario affinare e integrare, talvolta in modo significativo, le scelte del progetto. Sono stati infatti collocati nuovi proiettori: per accentuare maggiormente la figura del Pantocratore, per potenziare l’illuminazione del presbiterio, per uniformare l’illuminazione dei mosaici nelle navate laterali,  per uniformare l’illuminazione dei mosaici delle absidi laterali e per valorizzare la grande finestra istoriata sul portale principale d’ingresso.
   Il preciso puntamento dei proiettori, avvenuto con l’impiego di laser, e la conseguente valutazione degli effetti ottenuti, ha consigliato la rimodulazione della posizione di alcuni di essi per uniformare in generale il livello di illuminamento ottenuto, in particolare nella condizione di tutto acceso. 
   I proiettori sono stati pertanto collocati definitivamente, vedi Figg. 2 e 3 - planimetria e sezione,  in corrispondenza delle finestre della navata centrale, delle navate laterali, del transetto e del presbiterio; quindi in corrispondenza dei pulvini delle colonne della navata centrale, delle cornici del transetto e del presbiterio, sull’organo tramite una struttura di supporto in acciaio, dietro l’altare maggiore su un castelletto esistente  e da una terrazza esterna, mediante una struttura di sostegno in acciaio esistente, per l’illuminazione della grande finestra istoriata sul portale principale di ingresso.
   Il risultato è un’illuminazione senza ombre, uniforme, moderata, che fa splendere i mosaici a fondo oro senza schiacciarli, cosa che si verificherebbe con valori di illuminamento elevati e comunque eccedenti i limiti indicati, vedi Figg. 4, 5, 6 e 7
Fig. 2 - Planimetria del Duomo con indicate le posizioni dei proiettori
e la distribuzione delle isolux nella navata centrale.


***** Per le simulazioni eseguite a  mezzo  di  software  specialistico nella fase di progetto si è avuta la collaborazione dell’Arch. Emanuela Pulvirenti
_____________________________________________________________

VALORI D’ILLUMINAMENTO ORIZZONTALE (Lux)
Zona di misurazione
EMAX
EMIN
Em
EMIN/ Em
Navata Centrale
80
40
54
0.74
Presbiterio
200
105
56
0.67
Mensa
240



Altare Pantocratore
120



Navata laterale destra
26
14
20
0.7
Navata laterale sinistra
24
14
18
0.77
Abside S. Pietro
55
25
39
0.64
Abside S. Paolo
60
28
42
0.66

VALORI D’ILLUMINAMENTO VERTICALE (Lux)
Zona di misurazione
EMAX
Mosaici abside Pantocratore
150
Mosaici parietali navata centrale
120
Mosaici parietali navata laterale destra
60
Mosaici parietali navata laterale sinistra
60
Mosaici abside S. Pietro
150
Mosaici abside S. Paolo
150

Fig. 3 -Sezione longitudinale con evidenziati i fasci luminosi dei proiettori installati
e leisolux sulla parete laterale della navata centrale. 

   A titolo esemplificativo sempre nelle Figg. 2 e 3 sono mostrate le curve isolux in corrispondenza di  due superfici di calcolo: la prima  per il pavimento della navata centrale ad un’altezza di 0,85 m, la seconda in adiacenza ai mosaici parietali della navata centrale; risultati ottenuti da una simulazione successiva alla fase di progetto e  nella configurazione effettiva dei corpi illuminanti: posizione fisica e geometria del puntamento.
   I valori di illuminamento rilevati, vedi Tab. 1, sono coerenti con le specifiche di progetto e, con qualche approssimazione, con quanto ottenuto dalle simulazioni ex-post alla fase sperimentale ed a  quelle a impianto eseguito.
   L’impianto di illuminazione rimane suddiviso in 14 circuiti indipendenti che risultano protetti e comandabili singolarmente: 1-Soffitto navata centrale; 2-Mosaici  navata centrale; 3- Mosaici e soffitti navate laterali; 4-Mosaici e soffitti navata dx; 5-Mosaici e soffitti navata sn; 6-Pavimento Presbiterio; 7-Mosaici laterali transetti; 8-Mosaici frontali transetti; 9-Catino absidale e Pantocratore; 10-Mosaici e altare S. Paolo; 11-Mosaici e altare S. Pietro; 12-Soffitti transetti e Presbiterio; 13-Pavimento altare; 14-Pavimento navata centrale.
   I circuiti previsti nel progetto erano in numero di 13; nel corso dei lavori è risultato possibile l’uso di un circuito, del vecchio impianto esistente, che ha consentito l’alimentazione esclusiva dei proiettori installati sui pulvini e destinati all’illuminazione del pavimento della navata centrale.
Questo ha consentito di migliorare sensibilmente la flessibilità dell’impianto di illuminazione, consentendo l’attivazione di nuovi e diversi scenari.
   Questi circuiti possono essere attivati singolarmente o variamente combinati  in scenari prestabiliti fino ad un massimo di 15.
   Per gli scenari in particolare sono previste le seguenti possibilità: I-Liturgia solenne; II-Liturgia festiva e matrimoni; III-Liturgia feriale; IV-Liturgia della parola e conferenze; V-Pantocratore e altari S. Pietro e S. Paolo; VI-Navata laterale dx; VII-Navata laterale sn; VIII-Transetti e abside; IX-Aula e navate laterali; X-Soffitti; XI-Mosaici; XII-Pavimenti; XIII-Concerto d’organo; XIV-Concerto d’orchestra; XV-Visita turistica.
   Risulta possibile la contemporanea accensione di vari circuiti e/o scenari.
   L’attivazione dei singoli circuiti e dei diversi scenari previsti, è gestita da un pannello sinottico dedicato o da una postazione PC locale o remota impiegando un “sistema intelligente” di nuova concezione, che impiega lo standard konnex.
   L’illuminazione di sicurezza è affidata alle 11 appliques in bronzo disposte lungo le pareti perimetrali del Duomo e dotate ognuna di 5 lampade a incandescenza da 40W.
   Le appliques sono suddivise in due  circuiti indipendenti e alimentate dal gruppo di continuità ubicato in zona protetta, la cui autonomia è largamente superiore alla minima prevista per locali di pubblico spettacolo.
   Le prestazioni dell’impianto d’illuminazione di sicurezza sono perfettamente conformi a quanto previsto dalla norma generale impianti e nello specifico a quanto previsto dalla norma CE1 64-15.
Fig. 4/a - Illuminazione naturale della navata centrale
Fig. 4/b - Illuminazione artificiale della navata centrale
Fig. 7 - Illuminazione del soffitto della crociera


Il progetto elettrico
   Il progetto elettrico prende le mosse dalla considerazione di una serie di elementi:
-classificazione del luogo ai fini della sicurezza;
-acquisizione dei risultati di due indagini recenti, sullo stato degli impianti elettrici nel complesso monumentale, commissionate dalla Fabbriceria del Duomo;
-puntuale documentazione sullo stato di fatto dell’impianto elettrico nel suo complesso, integrando le indagini di cui al punto precedente ed estendendo i controlli anche alla rimanente parte dell’impianto che rimane allo stato originario.
-valutazione della possibilità di riutilizzare parti di impianto, in particolare le condutture originariamente posate sui mosaici e sulle cornici, di cui non si pensa di tentare la dismissione per il fondato timore di danneggiare le tessere.
   L’indagine sullo stato e sulla consistenza dell’impianto elettrico e di illuminazione esistente, ha evidenziato sia una condizione di diffuso degrado dell’installazione che l’esistenza di situazioni non regolari e potenzialmente pericolose.
   I maggiori problemi che è stato necessario risolvere nella previsione dell’impianto elettrico, sono sostanzialmente riconducibili alla difficoltà di integrare, al meglio, nel monumento tutta una serie di prescrizioni normative relative alla classificazione e all’uso del Duomo:
- luoghi a maggior rischio in caso di incendio;
- locali di pubblico spettacolo;
- norma CEI 64-15 “Impianti elettrici negli edifici pregevoli per rilevanza storica e/o artistica”;
e al fatto che l’intervento riguarda solo una parte dell’intero impianto esistente.
   A tale riguardo si possono citare:
1.      la necessità di dotare il Duomo dell’illuminazione di sicurezza (prima non esistente);
2.      l’impossibilità di sostituire le condutture posate a vista all’interno del Duomo, installate nella precedente realizzazione;
3.      la necessità di disporre di apparecchi illuminanti con grado di protezione minimo IP 40, se installati in zona di rispetto da materiale combustibile.
   Per quanto riguarda il primo punto è stato condotto uno studio per accertare la possibilità di utilizzare le appliques in bronzo esistenti, installate lungo il perimetro della Basilica,  come sorgenti di illuminazione di sicurezza. La soluzione scelta prevede  la sostituzione dei vecchi portalampada con altri in materiale termoplastico autoestinguente ammessi al regime di marchio IMQ e conformi alle norme EN 60598, IEC 695-2-1.
   Per quanto riguarda le condutture, non rimovibili,  posate a parete,  costituite da cavi multipolari dotati di conduttore di protezione, installati singolarmente o in strato di due cavi, ne è stata comunque ipotizzata la riutilizzazione e nel contempo, potendo disporre solo di un campione limitato, sono state eseguite le prove di non propagazione della fiamma presso un laboratorio accreditato. Il buono stato di conservazione dei cavi, il superamento delle prove di non propagazione della fiamma, il ridotto carico elettrico (meno del 50% di quello precedente), l’uso di componenti di percorso metallici (cassette di derivazione e pressacavi), le derivazioni eseguite con cavi per locali a lento abbandono, la protezione dei circuiti con interruttori magnetotermici  differenziali (tipo A) con sensibilità di 30mA, ne hanno confortato la riutilizzazione,  ciò  anche per non privare l’impianto di illuminazione del Duomo di importanti posizionamenti dei proiettori.
   I proiettori adoperati, adatti per la posa su superfici normalmente infiammabili,  hanno un grado di protezione IP20. La necessità di posarli in zona di rispetto, da materiale combustibile, e l’opportunità di conservare, per  motivi estetici e manutentivi, la stessa tipologia di proiettori, hanno consigliato Philips ad adottare una soluzione custom per il Duomo, che prevede l’adozione di pannelli microforati in grado di assicurare il richiesto grado di protezione IP40.
   Per la gestione dell’impianto è stato utilizzato un software dedicato di supervisione, implementato, tramite una interfaccia USB installata nello stesso quadro di distribuzione nello scomparto destinato ad ospitare le apparecchiature di controllo, che consente sia la programmazione dei diversi scenari, sia la corrispondente visualizzazione delle relative schermate planimetriche.
   Per facilitare l’approccio “friendly” a tutto il personale di servizio, è stato inoltre predisposto, insieme al pannello sinottico di comando manuale, un pannello serigrafato con la planimetria del Duomo in cui sia possibile visualizzare, tramite dei led colorati, le parti illuminate del Duomo: mosaici, soffitti, pavimenti, con possibilità di comando manuale.
   Nell’ambito della realizzazione dell’impianto elettrico si è inoltre avuta la sponsorizzazione di una parte delle opere da parte di Sonepar Italia.
   Gli autori desiderano ringraziare vivamente l’Arch. Leandra Battaglia che ha curato la grafica di progetto e ha fornito la sua collaborazione per le illustrazioni dei risultati sperimentali.

Bibliografia
[1] Mons. Cataldo Naro  “I mosaici di Monreale come esperienza di grazia” dall’Introduzione alla ristampa del  volume “il Duomo di Monreale illustrato e  riportato in tavole cromolitografiche” dell’Abate Domenico Benedetto Gravina Palermo 1869 – Edizioni  Lussografica  Caltanissetta 2007.
[2] P.Palladino “Manuale di illuminazione” Luoghi di culto (P. Urbano) - Tecniche nuove editore 2005.
[3] A.A. Belfiore-A. Di Bennardo-G. Schirò-C.Scordato “ Il duomo di Monreale” Architettura di luce e icona - Abadir Editore 2004.
[4] V. Cataliotti – G. Morana  “Impianti elettrici di illuminazione”  - Dario Flaccovio Editore Palermo 2010
[5] I. Roselli-P.Testa “Influenza dell’illuminazione sulla corretta osservazione di mosaici” - Luce 4/200

martedì 16 agosto 2011

Nuova luce per i mosaici della splendida
Cattedrale di Monreale
di Stefano Diprima


Progettare con la Luce
La nuova illuminazione degli interni di una delle Cattedrali più conosciute d’Italia: il Duomo di Monreale, in provincia di Palermo. Fondata nel 1172 sulle pendici del monte Caputo e dedicata a Santa Maria Nuova, domina la vasta estensione della Conca d’oro del capoluogo siciliano. L’illuminazione di una chiesa è una questione culturale, teologica, liturgica e tecnica, ma il progetto d’illuminazione di questa Cattedrale nasce anche da una forza ideale e di fede, nel ricordo di Mons. Cataldo Naro, che lascia nell’osservatore quella “impressione” di cui parlava Bonaventura, che da sola può bastare a elevare il nostro cuore a Dio.





Tutto inizia quasi per caso in un tiepido martedì del dicembre 2005 . Il mio amico e collega Luigi Pirino assieme alla moglie ed al suo amico Aldo Bigatti vengono in Sicilia a visitare il Duomo di Monreale. Sapendo che faccio parte del Maramma (nome medioevale della “veneranda Fabbriceria” del Duomo) mi preavvertono e c’incontriamo a Monreale.
Da sinistra: il presidente della Philips Aldo Bigatti, Mons. Cataldo Naro, l'ing. Stefano Diprima.

Il presidente della Philips Aldo Bigatti, , l'ing. Luigi Pirino e moglie, mons. Cataldo Naro, l'ing. Stefano Diprima e moglie.


Li presento al mio amico mons. Cataldo Naro, Arcivescovo di Monreale, che li accoglie con calore in uno dei saloni dell’arcivescovado. Nel soffitto del salone in cui ci troviamo, è raffigurato Guglielmo (figlio del re normanno Ruggero) che in sogno, durante una partita di caccia, riceve dalla Madonna l’invito a costruire e dedicarle una chiesa proprio nel posto in cui si stava riposando: un monte nei pressi di Palermo. Siamo nel 1172. Guglielmo accoglie l’invito e, utilizzando maestranze bizantine, costruisce, in sei anni, una basilica, l’arricchisce di circa 6500 mq di mosaici raffiguranti scene del Vecchio e del Nuovo Testamento e la dedica a Santa Maria Nuova.
La successiva visita del Duomo viene fatta con la sapiente guida di mons. Antonino Dolce, vicario generale. Durante la visita constatiamo che all'emozione suscitata dalla enorme superficie dei meravigliosi mosaici si accompagna il disappunto della loro scarsa visibilità per carenza di illuminazione adeguata e la constatazione della fatiscenza e pericolosità dell’impianto elettrico.
Dopo la visita l’Arcivescovo ci invita a pranzo. Durante il pranzo durante il quale gli ospiti manifestano il loro disappunto per non aver potuto ammirare bene i mosaici male illuminati. Aldo Bigatti ci sprona a costituire un gruppo di lavoro che promuova la costruzione di un nuovo impianto elettrico di illuminazione dell’interno del Duomo. L’ing. Pirino ed io diamo la nostra disponibilità ad occuparcene disinteressatamente. Aldo Bigatti promette di farci sapere in che modo Philips potrà contribuire alla realizzazione dell’impianto e di verificare la disponibilità di altre aziende ad associarsi alla sponsorizzazione. Ciò anche perché l’Arcidiocesi non è nelle condizioni economiche di affrontare le relative spese essendo gratuito l’ingresso dei visitatori del Duomo.
Frattanto espongo alla Fabbriceria lo stato fatiscente non solo dell’impianto elettrico del Duomo ma anche dell’intero Palazzo Arcivescovile e propongo di affidare la consulenza elettrica riguardante tutto il Palazzo Reale ad uno dei massimi esperti del settore, il Prof. Vincenzo Cataliotti, professore ordinario di Impianti elettrici presso l’Università di Palermo e raccolgo la disponibilità a cooperare del mio amico ing. Elia Musca, allievo prediletto del prof. Cataliotti. La Fabbriceria accoglie la mia proposta.
Dopo qualche settimana il dr. Bigatti ci fa sapere che potremo contare sulla sponsorizzazione della Philips, che fornirà i proiettori e le lampade, e su un parziale intervento di sponsorizzazione della Sonepar, che  contribuirà in vario modo ad attenuare le spese da sostenere.
Costituito un gruppo di lavoro ci mettiamo tutti all’opera e dopo avere superato tante difficoltà dovute anche alla morte di mons. Cataldo Naro, avvenuta nel settembre del 2006, concludiamo la redazione del progetto datato 10 maggio 2009. Avuta l’approvazione del progetto dalla Soprintendenza ai BB. CC. AA. di Palermo, affidiamo i lavori alla ditta Filippo Armetta.
Il 23 giugno 2010, a cura della Philips viene preparata la presentazione dell’impianto al nuovo Arcivescovo Mons. Salvatore Di Cristina, al pubblico ed alle autorità invitate. La presentazione è fatta per Philips da Aldo Bigatti, per la Sonepar da Thilo Konig, e da chi scrive in rappresentanza dei progettisti e dei consulenti.
Le spese non coperte dalle sponsorizzazioni sono state sostenute dall’Arcidiocesi, dalla Fabbriceria del Duomo e dalla CEI.

L’impianto elettrico di illuminazione.
L’itinerario del progetto si è articolato in diverse fasi successive e coordinate:
indagine illuminotecnica; indagine impiantistica; studio preliminare; prove sperimentali;
progetto esecutivo; esecuzione e collaudo dell’impianto.

Fase di indagine illuminotecnica.
·       Analisi degli usi celebrativi e devozionali dell’edificio.
·       Problematiche di fruibilità e di valorizzazione del complesso architettonico.
·       Studio della natura e composizione delle superfici da illuminare.
·      Individuazione delle prestazioni dell’impianto di illuminazione in relazione alle specifiche norme vigenti (prima tra tutte la UNI 10829) ed alle esigenze di proteggere con la massima cura sia i mosaici che i marmi e tutti gli altri elementi architettonici che fanno del Duomo di Monreale una delle principali meraviglie pervenuteci dal mondo medioevale.
·    In questo ambito si è avuta la collaborazione di due liturgisti:  Mons. Cataldo Naro e Mons. Salvatore Di Cristina, entrambi Arcivescovi di Monreale e già presidi della Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia;  di uno storico dell’arte, Maria Giuffrè, ordinario di storia dell’arte nella Facoltà di Architettura dell’Università di Palermo e componente del consiglio di amministrazione della Fabbriceria del Duomo di Monreale  e  il continuo supporto della soprintendente ai BB. CC. AA. di Palermo,  Dott.ssa Adele Mormino, del Direttore Arch. Matteo Scognamiglio e della Dott.ssa Giovanna Cassata.

Fase di indagine impiantistica.
·        Classificazione del luogo ai fini della sicurezza.
·     Acquisizione dei risultati di due indagini recenti, sullo stato degli impianti elettrici nel complesso monumentale, commissionate dalla Fabbriceria del Duomo ad una impresa installatrice di impianti elettrici.
·     Puntuale documentazione sullo stato di fatto dell’impianto elettrico nel suo complesso, integrando le indagini di cui al punto precedente ed estendendo i controlli anche alla rimanente parte dell’impianto che rimane allo stato originario.
·        Valutazione della possibilità di riutilizzare parti di impianto, in particolare le condutture originariamente posate sui mosaici e sulle cornici, di cui non si pensa di tentare la dismissione per il fondato timore di danneggiare le tessere dei mosaici stessi.
Nella fase di indagine non è stato possibile acquisire la necessaria documentazione d’impianto relativa al complesso degli interventi che sono stati nel tempo eseguiti.
L’indagine sullo stato e sulla consistenza dell’impianto elettrico e di illuminazione esistente, ha evidenziato sia una condizione di diffuso degrado dell’installazione che l’esistenza di situazioni non regolari e potenzialmente pericolose.

Studio preliminare.
Sulla scorta dei risultati ottenuti nella fase di indagine e in base alle determinazioni relative alla scelta dell’apparecchio illuminante – tipologia, caratteristiche fotometriche, potenza elettrica – si è proceduto inizialmente allo studio illuminotecnico della installazione, coerente con quanto previsto dalla normativa sugli impianti di illuminazione dei mosaici, prevedendo la posizione dei proiettori, il loro puntamento e una possibile configurazione dei circuiti base in relazione ai possibili scenari identificati nella fase di indagine illuminotecnica.
I risultati di una prima prova sperimentale condotta in una zona del Duomo, limitata ma significativa per le particolarità cromatiche e di posa delle tessere dei mosaici, hanno  da una parte evidenziato i limiti del modello impiegato per la simulazione, e peraltro, in considerazione delle singolari condizioni di riflessione dei mosaici difficilmente simulabili, consigliato per la fase esecutiva del progetto un approccio di tipo sperimentale.

Prove sperimentali.
Nella progettazione esecutiva dell’impianto, la componente illuminotecnica si è di fatto sviluppata su basi squisitamente sperimentali.
Per pervenire alla configurazione definitiva del sistema di illuminazione del pavimento della navata centrale, del presbiterio, dei soffitti della navata centrale e delle navate laterali, dei mosaici (particolarmente nelle pareti dei transetti laterali) è stato necessario condurre una serie di prove sperimentali di complessità e impegno crescenti, anche per le notevoli difficoltà di accedere alle soglie interne delle finestre e alle particolarità architettoniche del Duomo che hanno comportato peraltro un significativo prolungamento temporale della fase sperimentale.
I risultati delle prove sperimentali, qualitative e quantitative sui livelli di illuminamento, hanno consentito la messa a punto dei parametri illuminotecnici specifici relativi ai mosaici ai fini della verifica prestazionale complessiva e finale del sistema di illuminazione ed hanno evidenziato la opportunità di collocare sull’organo un elevato numero di proiettori che, nascosti alla vista dei visitatori, hanno consentito di raggiungere uno straordinario effetto.
Per la parte elettrica, considerando che l’intervento previsto riguarda sostanzialmente il solo impianto di illuminazione interna, è stato necessario tenere conto degli obiettivi che la normativa, applicabile al complesso monumentale, si propone di raggiungere soprattutto con riferimento alla inevitabile integrazione con la rimanente parte dell’impianto elettrico del Duomo che rimane pertanto allo stato originario.

Progetto esecutivo.
L’intervento previsto sul complesso monumentale, per la implementazione del manufatto impiantistico, ha carattere conservativo e di bassissimo impatto. Infatti è prevista da una parte la possibilità di riutilizzare le condutture a suo tempo posate sui mosaici e sulle cornici e dall’altro la posa di nuovi circuiti nella quasi generalità all’esterno dell’edificio e con modalità tali da ottimizzare la mimetizzazione dello stesso.
L’impianto elettrico di illuminazione del Duomo, come peraltro il resto dell’impianto elettrico, si presentava in precarie condizioni di conservazione, funzionalità e sicurezza, sia nelle linee elettriche di alimentazione che nel quadro elettrico. In particolare era evidente la mancata esecuzione delle regolari operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria, complicate e rese comunque onerose, per determinati posizionamenti delle sorgenti luminose, da una bassa vita media di alcune lampade impiegate e da una scarsa ergonomia di installazione.
L’illuminazione esistente della Cattedrale risultava tra l’altro dalla sovrapposizione, spesso incoerente, di interventi che si sono succeduti nel tempo.
Per la nuova illuminazione sono stati impiegati 191 proiettori del tipo Soprano MCN690 di  Philips, con lampade di potenza 70 e 150W, in parte forniti di accessori per modificare la forma o per effettuare il controllo del fascio luminoso.
I proiettori orientabili sono dotati di unità elettrica integrata e riflettori in alluminio focalizzabili da 6° a 12°, da 12° a 24°, da 24° a 36°, da 36° a 60°, di frontali protettivi in vetro temperato per la salvaguardia dalla polvere e per la sicurezza.
Le lampade sono a scarica e compatte MASTER Colour CDM-T 70W/830 (flusso luminoso emesso 6600 lm) e 150W/830 (flusso luminoso emesso 14000 lm) con temperatura di colore pari a 3000°K, con indice di resa cromatica Ra da 81 a 85 e una vita media al 50% di 12000 ore. Assicurano colori stabili per tutta la loro durata di vita, hanno una efficienza luminosa di 93-95 lumen per W. L’alta efficienza di dette lampade riduce sensibilmente i costi di esercizio. La tecnologia con cui sono realizzate riduce la emissione di onde elettromagnetiche ultraviolette.
I proiettori sono stati collocati in corrispondenza delle finestre della navata centrale, delle navate laterali, del transetto e del presbiterio; quindi in corrispondenza dei pulvini delle colonne della navata centrale, delle cornici del transetto e del presbiterio, sull’organo tramite strutture in acciaio di supporto, su un’incastellatura esistente dietro l’altare maggiore e su una struttura di sostegno in acciaio per l’illuminazione da una terrazza esterna della grande finestra istoriata sul portale principale di ingresso.
La potenza elettrica installata del complesso dell’impianto prima esistente è stata valutata in circa 35 kW, che confrontata con quella pertinente alla nuova installazione pari a 23,5 kW (comprensiva di perdite nell’alimentatore), rende manifesti e facilmente valutabili i vantaggi legati alla riduzione del consumo energetico oltre al maggior comfort illuminotecnico offerto dal nuovo impianto.
Inoltre la vita media delle lampade impiegate è tale che risulteranno sensibilmente ridotti i costi relativi alla sostituzione delle lampade. Infatti considerando che la vita media delle lampade impiegate nella nuova installazione è di 12000 ore, mentre la vita media delle lampade a ciclo di alogeni è di circa 3000 ore, si prevede una riduzione dell’onere di esercizio, per la manodopera impiegata, legato alla sostituzione di gruppo delle lampade di circa il 75%.
I maggiori problemi che è stato necessario risolvere nella previsione dell’impianto elettrico, sono sostanzialmente riconducibili alla difficoltà di integrare, al meglio, nel monumento tutta una serie di prescrizioni normative relative alla classificazione e all’uso del Duomo:
- luoghi a maggior rischio in caso di incendio;
- locali di pubblico spettacolo;
- norma CEI 64-15 “Impianti elettrici negli edifici pregevoli per rilevanza storica e/o artistica”; e al fatto che l’intervento riguarda solo una parte dell’intero impianto esistente.
A tale riguardo si possono citare:
1.         la necessità di dotare il Duomo dell’illuminazione di sicurezza (prima non esistente);
2.        alla impossibilità di sostituire le condutture posate a vista all’interno del Duomo, installate nella precedente realizzazione;
3.        la necessità di disporre di apparecchi illuminanti con grado di protezione minimo IP 40, se installati in zona di rispetto da materiale combustibile.
Per quanto riguarda il primo punto è stato condotto uno studio per accertare la possibilità di utilizzare le undici appliques in bronzo esistenti, installate lungo il perimetro della Basilica, come sorgenti di illuminazione di sicurezza. Tra le diverse possibilità è stata scelta quella che prevede la sostituzione dei vecchi portalampada con portalampade in materiale termoplastico autoestinguente ammessi al regime di marchio IMQ e conformi alle norme EN 60598, IEC 695-2-1.
Per quanto riguarda la impossibilità di rimuovere le condutture posate a parete all’interno del Duomo e costituite da cavi multipolari dotati di conduttore di protezione, installati singolarmente o in strato di due cavi, ne è stata comunque ipotizzata la riutilizzazione e nel contempo, potendo disporre solo di un campione limitato, sono state eseguite le prove di non propagazione della fiamma presso un laboratorio accreditato. Il buono stato di conservazione dei cavi, il superamento delle prove di non propagazione della fiamma, il ridotto carico elettrico (meno del 50% di quello precedente), l’uso di componenti di percorso metallici (cassette di derivazione e pressacavi), le derivazioni eseguite con cavi per locali a lento abbandono, ne hanno confortato la riutilizzazione, ciò anche per non privare l’impianto di illuminazione del Duomo di importanti posizionamenti dei proiettori.
I proiettori adoperati, adatti per la posa su superfici normalmente infiammabili, hanno un grado di protezione IP20. La necessità di posarli in zona di rispetto, da materiale combustibile, e l’opportunità di conservare, per motivi estetici e manutentivi, la stessa tipologia di proiettori, hanno spinto Philips ad adottare una soluzione custom per il Duomo, che prevede l’adozione di pannelli microforati in grado di assicurare il richiesto grado di protezione IP40.
L’attivazione dei singoli circuiti e dei diversi scenari previsti, è gestita da un pannello sinottico dedicato o da una postazione PC locale o remota impiegando un “sistema intelligente” di nuova concezione, che impiega lo standard konnex.
Il software dedicato di supervisione, implementato, tramite una interfaccia USB installata nello stesso quadro di distribuzione nello scomparto destinato ad ospitare le apparecchiature di controllo, consente sia la programmazione dei diversi scenari, sia la corrispondente visualizzazione delle relative schermate planimetriche.
Per facilitare l’approccio “friendly” a tutto il personale di servizio, è stato inoltre predisposto, insieme al pannello sinottico di comando manuale, un pannello serigrafato con la planimetria del Duomo in cui sia possibile visualizzare, tramite dei led colorati, le parti illuminate del Duomo: mosaici, soffitti, pavimenti, con possibilità di comando manuale.
I progettisti (Stefano Diprima, Luigi Pirino ed Elia Musca) tutti e tre  ingegneri, hanno curato tutte le fasi del progetto: indagini illuminotecnica ed impiantistica, studio preliminare, prove sperimentali, progettazione esecutiva,  direzione dei lavori di esecuzione, contabilità e collaudo in modo disinteressato per onorare la memoria del defunto arcivescovo di Monreale, Mons. Cataldo Naro.





L’impianto di illuminazione rimane suddiviso in 14 circuiti indipendenti che risultano protetti e comandabili singolarmente. Questi circuiti, oltre a potere essere attivati singolarmente, possono essere variamente combinati secondo particolari esigenze o in scenari prestabiliti, questi ultimi fino a un massimo di 32.
In particolare sono previste le seguenti possibilità:
Circuiti singoli: Soffitto navata centrale; Mosaici navata centrale; Mosaici e soffitti navate laterali (da finestre); Mosaici e soffitti navata dx (da pulvini colonne); Mosaici e soffitti navata sn (da pulvini colonne); Pavimento Presbiterio; Mosaici laterali transetti (su organo); Mosaici frontali transetti (su organo); Catino absidale e Pantocratore; Mosaici e altare S. Paolo; Mosaici e altare S. Pietro; Soffitti transetti e Presbiterio; Pavimento altare; Pavimento navata centrale.
Scenari prestabiliti: Liturgia solenne; Liturgia festiva e matrimoni; Liturgia feriale; Liturgia della parola e conferenze; Pantocratore e altari S. Pietro e S. Paolo; Navata laterale dx; Navata laterale sn; Transetti e abside; Aula e navate laterali; Soffitti; Mosaici; Pavimenti; Concerto d’organo; Concerto d’orchestra; Visita turistica.
Sarà possibile la contemporanea accensione di vari circuiti e/o scenari.
L’illuminazione di sicurezza è affidata alle 11 appliques in bronzo disposte lungo le pareti perimetrali del Duomo e dotate ognuna di 5 lampade a incandescenza da 40 W. Le appliques sono suddivise in due circuiti indipendenti e alimentate dal gruppo di continuità ubicato in zona protetta, la cui autonomia è largamente superiore alla minima prevista per locali di pubblico spettacolo.
Le prestazioni dell’impianto d’illuminazione di sicurezza sono perfettamente conformi a quanto previsto dalla norma generale impianti e nello specifico a quanto previsto dalla norma CE1 64-15.